Al posto del termine perentorio dei mille metri cubi di sforamento dopo il quale scatta il fermo, ritenuto dai giudici amministrativi potenzialmente lesivo del principio di uguaglianza previsto dall'articolo 3 della nostra Carta Costituzionale, possiamo benissimo trovare una misura alternativa, una percentuale rispetto alla produzione, ad esempio. Con il dialogo, le soluzioni si trovano sempre. Ma per dialogare bisogna essere in due, e soprattutto, se si discute, si parla a un solo tavolo: non è che a Firenze si apre una riflessione, e poi, appena usciti dalla Regione, gli imprenditori passano dagli avvocati...».A parlare è l'assessore regionale Vincenzo Ceccarelli che ha fra le sue deleghe le cave; parla a conclusione della settimana che ha visto la pubblicazione dell'ordinanza esplicativa del Tar su Lorano II, sulle motivazioni per le quali si rinvia alla Corte Costituzionale il contenuto dell'articolo 23 comma 1, lettera a) della 35 - 2015, e di altre tre sentenze non definitive su altrettante cave (Canalgrande, Ingra, Cave di Sponda) che erano state chiuse per sforamento del limite del limite dei mille metri cubi (chiusura totale ritenuta illegittima dal Tar, il Comune avrebbe dovuto imporre i sigilli solo all'area di cava in cui era avvenuto lo sforamento).
Ceccarelli: pronti a non aspettare la Corte e al dialogo, ma basta con tutti questi ricorsi
«L'ho detto ben prima della sentenza del Tar, che peraltro ha confermato la giustezza dell'interpretazione data dopo il parere dell'Avvocatura, quando ho fatto un sopralluogo su alcune cave, e non è certo il rinvio alla Corte che ci induce a ragionare. Lo ribadisco: siamo assolutamente disponibili a rivedere l'articolo 23 della Legge regionale 35 del 2015, quello che il Tar ha deciso di mandare all'attenzione della Corte Costituzionale.