La Nazione
CARRARA «Può andare in bagno, ma con la porta aperta». Paolo Dazzi è un imprenditore carrarese che è stato coinvolto nella lunga vicenda giudiziaria per la costruzione della cosiddetta ’Moschea fantasma’ nell’Iraq di Saddam Hussein. Assieme ad altri avvocati e professionisti apuani Dazzi si trovò al centro di una tempesta mediatica mentre in tribunale doveva rispondere delle accuse di falso, bancarotta e abuso d’ufficio avanzate dalla procura di Torino. Una vera odissea dalla quale l’imprenditore apuano assieme a tutti gli altri indagati ne è uscito immacolato: assolti «perché il fatto non sussiste» dalla Cassazione, ma i lunghi anni dei processi hanno lasciato un segno indelebile nella vita di Dazzi. Per questo oggi, alla notizia che uno dei pubblici ministeri torinesi che aveva seguito la vicenda, Andrea Paladino, sia finito a sua volta al centro di un’indagine della procura di Milano l’imprenditore nostrano vuole ripercorrere la propria vicenda giudiziaria raccontando tutte le difficoltà che ha dovuto affrontare.