La cosa da cui non si può prescindere ogniqualvolta si accosta il nome di Henry Moore a Firenze è la mostra che nel 1972 aprì gli spalti del Forte di Belvedere alle sue sculture.Nell'agosto del 1967 Moore visita Firenze segnata dai danni dell'alluvione. L'impressione della città ferita, le cicatrici ancora vive, per lui che l'aveva visitata la prima volta nel 1925 durante il viaggio di studio realizzato grazie ad una borsa di studio messa a disposizione dalla Royal College of Art, sulle tracce di Giotto, Donatello, Masaccio, Michelangelo, fu particolarmente dolorosa. Decisivo sarà l'incontro con Maria Luisa Guaita, imprenditrice d'arte che nel 1959 aveva fondato nel quartiere San Niccolò, fra i più travolti dalla furia delle acque, i laboratorio di grafica del Bisonte.
Henry Moore torna nell'amata Firenze con l'energia vitale di sculture e disegni
Il Tirreno
Da domani fino al 18 luglio esposti al Museo Novecento una settantina di lavori del grande artista britannico