Non è certamente il Clostridium Perfringens il pericolo maggiore per le acque che arrivano all’impianto del Cartaro. La presenza del batterio dimostra però una volta la grande mobilità della principale sorgente di acqua potabile di Massa che stavolta ha intercettato un vegetale in decomposizione ma ben più spesso trascina con sé tutte le polveri della lavorazione del marmo, arrecando un costo a carico della collettività per la sua potabilizzazione che oscilla attorno ai 200mila euro in più. E’ emerso con chiarezza dai contributi degli enti coinvolti nel processo di Valutazione di impatto ambientale postuma per la «regolarizzazione della concessione di derivazione d’acqua idropotabile a servizio dell’acquedotto denominato nel Comune di Massa».
Oltre al batterio, anche la marmettola La nostra acqua più fragile che mai
La Nazione
Arpat è entrata nel vivo del problema del Cartaro Grande «Solidi sospesi correlati con la torbicità» Le polveri della lavorazione del marmo creano un danno alla potabilizzazione attorno ai 200mila euro.