La giuria – composta da Cristiano Seganfreddo, innovatore e imprenditore creativo, direttore Progetto Marzotto, Chiara Alessi, saggista e curatrice Triennale Design Museum 2018, e la fotografa Veronica Gaido – ha riconosciuto in questo progetto l’essenza perfetta tra creatività e saper fare made in Italy, in grado di comunicare la bellezza e la versatilità della pietra unitamente all’abilità artigianale e industriale delle aziende italiane.
Questa la motivazione espressa dalla giuria: "Marea" di Elena Salmistraro interpreta con coraggio e competenza il marmo, in una tipologia complessa come quella della vasca più lavabo, restituendo un progetto potente dal punto di vista iconico e maturo sotto il profilo progettuale.
Il tableau compositivo del set definisce un'immagine esteticamente complessa in grado di evocare parallelamente: riflessi classicisti, accenti postmoderni, linguaggi contemporanei e insieme figurativismi primitivi. La designer va premiata all'unanimità per il segno scenico ormai consolidato, accordato dallo straordinario lavoro di Donatoni Macchine e dalla visionarietà formale che l'azienda Vicentina Marmi ha magistralmente adattato al materiale, Arabescato Orobico di Cave Gamba.
La raffinatezza dell'intervento formale, insieme alla sapienza del supporto tecnico e alla solidità del sostegno aziendale, fanno di "Marea" senza alcun dubbio l'icona di questa edizione di Marmomac e il trittico più adatto alla declinazione dell'immagine ufficiale della fiera.
Marea è una sorta di dipinto su una lastra di marmo a macchia aperta, una grande luna che influenza il moto dei mari, modificandone il livello e le forme. Una contemporanea e geometrica rilettura, dal carattere postmodernista, di questi fenomeni naturali, delinea profili e sagome che a loro volta riflesse, appaiono somiglianti ad un volto ed alle sue espressioni. Le forme generate dall’atto artistico vengono isolate, semplificate ed incastrate all’interno di un intervento compositivo per dar vita ad una vasca ed un lavabo.
La scelta di mantenere delle forme semplici, quasi rigide, che entrassero in contrasto con le caratteristiche striature dell’Arabescato Orobico, è da intendere come un gesto di attenzione nei riguardi della viva ed incantevole complessità e ricchezza di colori, perché anche un solo impercettibile errore dato da un eventuale eccesso formale, avrebbe sicuramente rischiato di creare confusione nascondendo rilievi e le decorazioni, che invece in questo caso assumono un ruolo di primo piano.
Photo Credit: Luca Morandini
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